Una consultazione popolare sceglie tre intitolazioni femminili. Per noi socie e soci di Toponomastica femminile è sempre una soddisfazione quando assistiamo al concretizzarsi della nostra opera, paziente e tenace, in un progetto condiviso, meglio ancora se si tratta di una “buona pratica”, come ci piace dire. Nel pomeriggio di sabato 20 novembre, nella biblioteca comunale di Ponte Buggianese, sono stati resi noti i nomi delle tre donne classificate ai primi posti nella consultazione popolare, svoltasi nei mesi passati nel paese della Valdinievole, in provincia di Pistoia. Avevamo riferito dell’iniziativa nel n.114 di Vitamine vaganti perché proprio dalla nostra proposta era partita l’idea, successivamente accolta dalla consigliera delegata alle Pari Opportunità, Mila Cortesi, e dal sindaco, Nicola Tesi.
Per il voto era stata preparata una scheda cartacea con dieci nomi, alcuni dei quali personaggi femminili di grande spessore a livello italiano, se non internazionale, come le costituenti Nilde Iotti e Teresa Mattei, la scienziata premio Nobel Rita Levi Montalcini, le parlamentari Tina Anselmi (prima donna con la carica di Ministra) e Maria Eletta Martini, definita dal Presidente Mattarella “Madre della Repubblica”; a queste erano state unite: Italia Donati (giovane maestra vittima delle maldicenze, suicida nel 1886), Anna Maria Enriques Agnoletti (martire del nazi-fascismo, medaglia d’oro al valor militare) ed Emanuela Loi (la poliziotta uccisa nella strage di via D’Amelio), infine due donne di rilevanza locale: l’ostetrica Flaviana Verreschi e la “patriota” della formazione partigiana “Silvano Fedi” Leda Banditori. Cittadini e cittadine maggiorenni hanno espresso anonimamente il loro voto e dunque è arrivato il momento della proclamazione.
La consigliera Cortesi, nel coordinare gli interventi, si è soffermata sull’importanza dell’iniziativa, ma ha pure sottolineato come si leghi alla data del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, perché quando e dove la donna è apprezzata e stimata, trova il giusto spazio, se ne valorizza l’operato, anche con il nome di una strada, si fa cultura e si combattono pregiudizi e stereotipi. Dopo il saluto della assessora alla Cultura, Maria Grazia Baldi, il sindaco Tesi ha finalmente dato i risultati: una via centrale sarà dunque intitolata a Nilde Iotti, una piazza nella frazione Anchione sarà dedicata a Rita Levi Montalcini, un’altra strada avrà il nome della “resistente” Leda Banditori.
A tale proposito ne devo raccontare un po’ la storia, visto che era una semplice donna del popolo, una lavoratrice benvoluta e conosciuta per più motivi. Ai suoi due eroici fratelli Leo e Nicola, detto Tarzan, uccisi entrambi durante la Resistenza, sono intitolati lo stadio e una piazza, e nel 2005 una pubblicazione rievocò il loro sacrificio, prendendo spunto da quello che era solito affermare Nicola: Non fermarsi al Ponte, appunto, ma andare fino a Berlino, se necessario, per sconfiggere il Reich; così fece, unendosi alle truppe americane e trovando la morte.
Leda era nata nel 1922 in una famiglia numerosa, di idee tenacemente socialiste, ed è morta nel 2008; il figlio Nicola ne ha delineato con grande sensibilità un ritratto efficace e senza retorica: «la sua (come quella di tante altre persone della sua generazione) è stata una vita normale ed eccezionale al tempo stesso. Una tappa sulla strada dell’emancipazione femminile, comunque dura anche senza conoscere il dramma di altre esistenze.
Restata orfana di madre a 13 anni ha praticamente cresciuto il fratello più piccolo (che aveva 4 anni alla morte della madre) in una famiglia di soli uomini. Per un altro fratello [Giacomo], renitente alla leva di Salò, si è fatta “17 giorni di carcere in Santa Caterina in Brana”, come raccontava. Ha vagato per settimane in bicicletta, assieme alla sorella maggiore e coniugata, in cerca di notizie di un altro fratello, ferito, portato nelle retrovie al momento dell’arrivo degli americani e morto all’Ospedale di Volterra. [si tratta di Lenin Giulio, detto Leo]
Si è sempre ingegnata, facendo i lavori più vari, prendendo anche la via dell’emigrazione. Una volta sposata si è concentrata sulla famiglia, crescendo altri bambini oltre a me, nel solco di un’antica consuetudine femminile diffusa anche al Ponte: quella delle balie, “asciutte” e non.
Segnata dalla perdita della casa di famiglia, alla cui costruzione aveva partecipato ancora bambina, ha vinto lei ― più fiduciosa e ferma ― le titubanze di mio padre e sono riusciti a “farsi la casa”, un passo dopo l’altro, un pezzo alla volta (questo lo ricordo bene)».
Significativo che al quarto posto la cittadinanza abbia votato l’ostetrica “storica” Verreschi, amata e stimata, che ha fatto nascere varie generazioni di bambini e bambine del paese. Il sindaco ha perciò affermato che ne verrà tenuto conto, nel caso di future intitolazioni.
A questo punto la parola è andata alla vostra cronista e rappresentante locale di Toponomastica femminile che, attraverso una serie di slide, ha spiegato la “disparità” di genere per quanto riguarda i nomi attribuiti alle strade, ha riferito delle tante iniziative dell’associazione, ha citato le guide nate allo scopo di far conoscere le donne di importanza locale e ha illustrato l’altro nostro progetto: Calendaria 2022, a cui il Comune di Ponte Buggianese ha aderito per la seconda volta. Ha concluso lanciando una nuova proposta: quella di dedicare alcuni dei giardini pubblici presenti sul territorio ai mestieri femminili tradizionali più diffusi in passato, che sono stati un valido supporto alla modesta economia familiare. In particolare in questa area della Toscana hanno avuto un ruolo molto significativo le tabacchine (o sigaraie) che lavoravano in tre imponenti edifici nella campagna circostante, le trecciaiole e le impagliatrici che utilizzavano le erbe del vicino Padule di Fucecchio per impagliare sedie e fiaschi e per realizzare le trecce con cui fabbricare cesti e sporte, infine ― ultime ma non certo per il rilievo sociale ― le balie. Erano assai apprezzate per il bell’italiano parlato e perché di solito capaci di leggere e scrivere, erano pure stimate come pulite e attente all’igiene; venivano perciò richieste dalle famiglie italiane ricche e nobili che vivevano nelle grandi città (come la famiglia Agnelli) o all’estero, per lo più in Francia, Corsica, Tunisia. Nella successiva chiacchierata con il pubblico presente, uno spazio privilegiato è andato al ricordo delle tante maestre elementari del passato, rievocate con stima e affetto, ritenute maestre di educazione, di cultura e di vita, quindi degne di intitolazione. Vedremo di procedere anche su questa strada, mantenendo vivo l’interesse dell’Amministrazione comunale, e ve ne daremo conto, speriamo presto.